Luci a Natale

Categoria RACCONTI – Raccolta: ALZHEIMER

LUCI A NATALE

Immagino dovrei sforzarmi di scrivere qualcosa di carino sul Natale, sul riverbero disegnato sull’acqua dalle mille luci dorate, sull’atmosfera romantica della festa per eccellenza festeggiata nella città più romantica del mondo. Dovrei dipingere i colori di questa città in un pomeriggio di dicembre, descrivere il brusio delle persone che affollano le strette calli o i piccoli locali alla ricerca di un temporaneo riparo dall’aria umida e fredda. Dovrei lasciarmi trasportare dalle note dei jingle inglesi che si sentono ovunque da settimane, dal tintinnio dei piccoli campanelli dorati, lasciarmi ammansire dalla facile realizzazione di desideri che, dietro ad ogni angolo, qualcuno mi sussurra all’orecchio. Dovrei descrivere il Natale che vi aspettate, dovrei scrivere quello che volete leggere, incassare quel banale assegno e magari comprarmi quelle scarpe che non metterò mai perché qualsiasi posto mi appare troppo lontano in questo momento. Pigiare sui tasti scrivendo parole, legarle tra loro come fossero un merletto di Burano, magari farvi sorridere come la maschera seduta alla fine di quel ponte mentre vi porge il vecchio cappello. Dovrei sforzarmi, lo so, è così che funziona: ci si inchina, si sorride, ci si trucca di felicità e di gentilezza, nascondendo rughe di dolore. […]

Perché la luce dorata non entra in questa stanza? Perché la folla che passa sotto questa finestra non mi fa compagnia? Dovrei forse aprire una porta? Dovrei forse far entrare qualcuno? No grazie, non entrate, non voglio nessuno al mio capezzale, lasciatemi nella solitudine di un’agonia mia, soltanto mia. Lasciate fuori le canzoni della festa, per carità i vostri finti sorrisi, le domande che non vogliono attendere risposta. […]

Eccolo di nuovo il vuoto, sento che ci sto candendo dentro e che non ha fine. Perdonatemi, voltatevi dall’altra parte, guardate le luci che disegnano fiocchi di neve che a Venezia non cadranno mai, fermatevi davanti a quella vetrina di vetri colorati, lasciatevi travolgere dalle tinte e dalle forme che non troverete in nessun altro posto al mondo. Allontanatevi lungo quella calle, in fondo c’è una porta aperta, c’è un oste che vi sorride e vi verserà del vino. Bevete alla mia salute, ridete di me, non compatitemi, non cercate di comprendermi, non preoccupatevi. Non proponetemi il vostro Natale, non mi interessa.

Ma se solo … No. Se solo, volevo dire. Ecco, dovesse venirvi in mente solo per un istante di portarmi un lume… Dio che idea assurda, ho scritto un lume! Come potreste portare una luce nella mia notte? Eppure basterebbe fermare i vostri occhi sui miei. Basterebbe che qualcuno mi guardasse, senza giudizio o domanda. Mi basterebbe essere visibile, per un momento far parte del vostro giorno, di questa vostra ora di vita.

Basterebbe questo a farmi sentire meno sola e ad accendere una luce dorata nel mio Natale.

[Autore: Irene Pavan, anno: 2021,  ]

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