La donna che sposò il fuoco

LA DONNA CHE SPOSO’ IL FUOCO

“Muovetevi a portare dentro il legname, tra qualche ora arriverà la buriana1. Stendetelo bene sopra el caramal2. E’ già umido! Maledetti dalmati, truffatori e filibustieri, lasciano che il legno si bagni sopra i trabacoi3 così pesa di più e te lo vendono più caro. E tu, cosa fai lì seduto? Controlla la frita4. Abbiamo tre lampadari da consegnare a Padova il prossimo mese e qui si dorme! Mària Vergine, se ci fosse ancora mio padre, nessuno si riposerebbe in fornasa5!”

Maria Barovier, figlia del famoso vetraio Angelo Barovier, attraversava i locali della fornace a gran falcate, sbraitando e imprecando come un mariner6. Minuta e agile aveva viso delicato e uno sguardo dolce, la sua autorità non derivava solo dal fatto di essere la padrona della fornace, era profondo rispetto quello che pretendeva e otteneva, perché lei, più di qualsiasi altro lì dentro, sapeva fare il mestiere. […]

“Dove vai, matta? A quest’ora e con la buriana che arriva, non sei stanca delle denunce e delle lamentele? L’alchimia è peccato ma se fatta da una donna è stregoneria, il Papa manderà i suoi emissari, finirai male figlia mia e io morirò di dolore!”

Marietta si calò il cappuccio nero in testa e lasciando cadere nell’aria le parole della madre tornò alla fornace. La notte era il momento migliore per l’alchimia, era sempre stato così anche per il padre. Quand’era piccola, lo seguiva nascosta sotto il suo ampio tabarro in fornasa. Si sedeva in un angolo ad ascoltare il respiro del fuoco, incantata nel seguire i movimenti fluidi di quell’ombra sudata. Sembrava che suo padre danzasse con il vetro, lo allungava, lo torceva, lo scaldava per trasmettergli anima e forma. Il tintinnio dei ferri, il soffio che dava vita, lo sfrigolio, il battere del martello e quel sgrinsare9 della pinza che separava l’oggetto dalla canna. Talvolta si addormentava cullata da quei gesti antichi e magici, altre invece seguiva Angelo nel gabiotto10. Lo sentiva confabulare in latino, lo vedeva muoversi tra gli alambicchi, fiale, bilancini e barattoli come un pazzo alla ricerca dell’oro perduto. “Marietta tu sei i miei occhi e la mia memoria, prendi nota delle quantità, scrivi Marietta, scrivi… Brava la mia ragazzina, ricordati, quei taccuini non li devi far vedere a nessuno, solo tu e io sappiamo questi segreti.”

Nessuno era ammesso all’alchimia, nemmeno Marino, quella complicità tra Marietta e il padre accresceva nella ragazza l’amore per il vetro ed il coraggio di lavorarlo davanti a tutti. Pensava a tutto questo anche quella sera, chiusa nel gabiotto dove poteva sentire l’anima del padre più vicina e dove ancora nessuno aveva il permesso di entrare. Stava mescolando tra loro pigmenti nuovi, costosissimi e preziosi che aveva fatto arrivare dalla Nubia, i tuoni erano così forti che facevano tremare le assi, all’improvviso la porta si aprì. Marietta si girò di scatto impugnando il martello che aveva lì vicino. “Balarin, cosa ci fai qui?” […]

[Autore: Irene Pavan, anno: 2023,  Neos Edizioni]

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