Trilogia di New York (Paul Aster)
Premessa/avvertenza: non inizio da quello che mi è piaciuto di più, ma da quello più singolare.
Nella triste lista delle grandi perdite della letteratura americana (Philip Roth nel 2018, Cormac McCarthy 2023, John Barth 2024) c’è Paul Aster, conosciuto come il narratore di New York. Tra le sue fatiche letterarie, probabilmente la più conosciuta da noi è “Trilogia di New York” che comprende tre brevissimi romanzi: Città di vetro, Fantasmi, La stanza chiusa. Lo prendo dal famoso scaffale del mio ex prof condizionata dai vari articoli che ho letto su questo autore, proprio poco dopo la sua morte. La scrittura è essenziale, diretta, la narrazione gioca sempre su il ruolo del “doppio” e porta il lettore a camminare in atmosfere dense di fumo, cercando una logica che a volte sfugge. Il genere è vagamente giallo thriller ma non si arriva alla soluzione dei casi; i dettagli psicologici dei personaggi sono più rilevanti delle prove materiali, la ricerca è intima. New York con le sue atmosfere cupe fa da sfondo alle tre storie nelle quali i protagonisti sono delle figure che giocano a scambiarsi tra loro, come se fossero pedine in mano ad un destino surreale. Solo un esempio per capire: nel secondo racconto i protagonisti hanno “etichette” più che nomi: Black, Blue e White. In Città di Vetro tutto comincia con uno squillo di telefono a notte inoltrata, che spezza la solitudine di Daniel Quinn, autore di romanzi polizieschi. Hanno sbagliato numero: qualcuno cercava Paul Auster detective privato per affidargli un’inchiesta. Alla terza chiamata, Quinn accetta l’incarico fingendosi uno sconosciuto di cui prende nome ed identità. In Fantasmi – secondo breve romanzo della trilogia – Blue il protagonista incaricato di spiare un certo Black nella casa dirimpetto, è come se Blue guardasse in uno specchio e capisse che invece di osservare soltanto un’altra persona, sta osservando anche se stesso. Nel terzo: La stanza chiusa, alla scomparsa dell’amico, il protagonista ne prenderà il posto pubblicando il libro dell’amico scomparso, si prenderà anche moglie e figlio finché le vicende lo porteranno a confondersi fino a non sapere più chi è veramente. Alla fine sarà proprio il protagonista di questo ultimo racconto che svelerà la chiave di lettura per interpretare tutte e tre le storie. Lettura abbastanza impegnativa se non si vuole tralasciare dettagli preziosi per l’interpretazione delle storie (o della storia), ma sicuramente un bel stimolo per un lettore curioso. In due parole: acuto e intrigante. In una frase: “Nulla è reale tranne il caso”.
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Irene Pavan 31.07.2024
Trilogia di New York – Paul Auster – Einaudi – opinioni – recensioni