La Strada (Cormac McCarthy)
Succede che un certo Francesco Zanolla lasciandoci il suo bellissimo racconto per la visita Coetus metta una citazione così potente da bucare la pagina. Mi informo e capisco che questo Cormac McCarthy è uno dei più grandi autori americani. In libreria proprio in questi mesi è uscito il suo ultimo libro, ma io voglio partire dall’inizio e scelgo “La Strada” (Einaudi, 2007).
Non è un libro semplice, premetto, è un romanzo distopico ambientato in un mondo devastato dagli incendi di un’apocalisse sconosciuta. Un uomo e un bambino si mettono in viaggio verso l’oceano, spingendo un carrello dentro al quale custodiscono ciò che riescono a trovare strada facendo. Camminano in un ambiente devastato, dove non c’è più umanità, dove i genitori sono costretti ad ammazzare i figli, dove si muore imbruttiti dalla fame e dall’odio. Il padre, coraggioso come solo un padre può essere, si prende cura del figlio, raccontandogli del mondo di prima che sta perdendo forma anche nella sua mente, l’uomo deve ripetersi ogni giorno che vivere ha senso, anzi che ci sia il dovere di continuare a vivere anche se fa tremendamente male. Si perdono i punti di riferimento, si scende dentro ad una lunga notte piena di incubi, nel freddo di un viaggio senza fine e senza luce. In questa post apocalisse immaginaria, io ho riconosciuto la sofferenza descritta nei campi di concentramento, l’attesa della morte in trincea, l’attaccamento alla vita quando, nonostante tutto, è solo indicibile sofferenza. Vincitore del premio Pulitzer 2007, non mi permetto di aggiungere altro. Questo libro è un’esperienza forte, una sorta di cammino di Santiago, una salita al tempio, qualcosa che attraverso la sofferenza ti cambia.
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Irene Pavan 07.06.2023
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