I miei stupidi intenti (Bernardo Zannoni)
Bernardo Zannoni “I miei stupidi intenti” Sellerio Editore
In brevissimo: coinvolgente, introspettivo, unico.
Romanzo vincitore del premio Campiello 2022 si legge sulla terza di copertina: “… questo è il primo romanzo dell’autore che ha solo venticinque anni…” E uno pensa: che coraggio per la miseria! Coraggio perché non è semplice raccontare la vita dal punto di vista di una nutria (pardon faina, ma dai concedetemi di localizzare la storia vicino a noi!) e metterla pure in copertina e dire: non ho scritto nient’altro, datemi fiducia e comparate questo libro. Ma andiamo con ordine… Archy è una faina e lo incontriamo appena nato, vede il fratello morire nello stesso suo letto, conosce la durezza della madre che invalida la sorellina con una punizione, viene venduto per una gallina e mezza alla volpe usuraia. Sentire anche voi le storie di tanti bambini poveri (non animali) fino a qui? Poi Archy lavora come servo, conosce la durezza del mondo, le regole per la sopravvivenza, ma il suo sentire in modo diverso lo isola dagli altri animali. La volpe alla fine gli fa da maestro e gli dona, attraverso l’insegnamento della lettura, una coscienza. Un regalo o un doloroso fardello? Come può vivere un animale che non si sente più animale? Come puoi vivere una vita che può finire da un momento all’altro, avendo coscienza del tempo, della morte, della fine? E’ un bel viaggio quello che l’autore fa compiere al lettore, lo accompagna nella metamorfosi dell’animale, nella maturazione dell’individuo, nei grandi drammi che la vita pone davanti a tutti noi. Se certe domande non ce le facciamo più è semplicemente perché siamo drogati dall’effimero che ci circonda, se tornassimo ad essere “animali” cioè primordiali nel nostro sentire sicuramente il vivere diventerebbe più profondo… Da leggere per riflettere
Irene Pavan 04.11.2022